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Stranger Things prima stagione

Innanzitutto chiariamo che Stranger Things prima stagione è un auspicio perchè ce ne sia una seconda, perchè di ufficialità fino a ieri non ce n’era, ma non è solo una speranza è corroborata da dichiarazioni di Matthew Modine e se vogliamo anche dall’ottima accoglienza che la serie ha ricevuto. Secondo chiarimento: se dal mio auspicio avete dedotto che il mio giudizio sia decisamente positivo, ci avete preso.
Terzo chiarimento: non guardo agli anni in cui ho vissuto la mia adolescenza, gli anni ’80, con particolare nostalgia, anzi! Probabilmente per colpa di un’adolescenza non traumatica ma da adolescente complessato. Non capite il perchè del terzo chiarimento e lo trovate noioso e di nessun interesse? Sul secondo punto vi do ragione ma sulla sua necessità vi rispondo che sta a testimoniare che questa serie con me non è partita con dei punti facili già in cascina, se li è conquistati durante la visione, tanto è vero che venerdì ho visto i primi tre episodi e segnandoli sull’App sullo smartphone le ho dato  un giudizio del 70%, ieri dopo aver visto gli altri cinque l’ho aggiornato a 80%.stranger-things-el-e-mike
La trama
Mai come in questo caso le stringate sinossi che trovate in giro danno un’idea esauriente di ciò che vi aspetta (ma non della qualità) cittadina della provincia americana, anni ’80  a questo punto l’avrete capito (l’ambientazione temporale ha un motivo di cui parlerò nella recensione), un bambino scomparso, una bambina misteriosa dotata di capacità paranormali, una base segreta del governo, un mostro … Un gruppo di bambini svegli e legati da profonda amicizia accoglieranno la bambina mentre cercano per conto loro l’amico scomparso.
Recensione
L’ambientazione anni ’80 è dovuta al fatto che gli autori hanno detto esplicitamente che la serie è un omaggio a Steven Spielberg (facile pensare ad ET e Incontri ravvicinati del terzo tipo) in realtà la serie omaggia diverse altre cose, innanzitutto si ascolta ottima musica che ci ricorda che gli anni ’80 non erano solo la più becera new wave commerciale, poi dissemina citazioni qua e là, io sono un disastro per i dettagli, sicuramente ce ne saranno moltissime, ma nemmeno a me è sfuggito l’uovo nell’ultimo episodio che somiglia a quello di Aliens. Una osservazione personale che mi sento di aggiungere a questo aspetto è che non sono l’unico ad aver colto una vibrazione che più che Spielberg ricorda Stephen King, probabilmente perché alcune scene sono abbastanza paurose, ma aggiungerei anche perchè per me il vero cantore dell’amicizia fra bambini nella provincia americana è King, ben più di Spielberg, basti pensare ad It e Stand by me, chissà se gli autori ne sono consapevoli.
stranger-things-joyce-e-elevenDa qui in poi rischiate un paio di grossi spoiler siete, avvertiti, spero che quanto ho scritto vi abbia già invogliato a vedere al serie se non l’avete già fatto.
Va bene, omaggio a Spielberg, ma perchè la serie deve considerarsi riuscita? Iniziamo dalla bambina: Eleven (El o Elle per noi che la amiamo) è il colpo basso, l’arma di distruzione di massa dei sentimenti dello spettatore, se volessimo essere cattivi l’espediente cheap dal punto di vista dell’inventiva, cosa che sarei se la serie non avesse altri meriti. Prendi una bambina semplicemente meravigliosa che col suo sguardo spaurito, ma anche il  suo coraggio e la sua innata bontà, tirerebbe fuori gli istinti di protezione di qualsiasi adulto (io dopo due o tre episodi ho scritto: voglio El da coccolare, posso averla?)  mettila in un’avventura con altri bambini e dotala di superpoteri in modo che nello spettatore più piccolo scatti un sentimento di identificazione: posso essere come lei (o magari potessi essere come lei), tirare fuori dei poteri nascosti e sconfiggere quei mostri che sono le paure e gli ostacoli della crescita. Il compito più difficile per questo personaggio probabilmente era il casting, la scelta di Millie Bobby Brown, che tanto avevo apprezzato nella poco fortunata Intruders in un ruolo decisamente meno rassicurante, si è rivelata perfetta, complimenti a lei complimenti a chi l’ha scelta. Non ci posso pensare che si sia disintegrata e non ci sarà nell’eventuale seconda stagione, anzi non è che non ci voglio pensare, sono incredulo, talmente incredulo che non ho pianto fiumi di lacrime, l’apparente disintegrazione deve essere una specie di teletrasporto  e la ritroveremo, per forza!

Teletrasporto dove? Forse ad upside down, e qui veniamo ad uno dei punti di forza dello show che esula dai bambini, nella base segreta hanno creato una bambina con poteri mentali perchè sia un’arma contro i comunisti, da impiegare in assassinii mirati, ma devi anche farla arrivare a destinazione ed in effetti hanno un modo, si muove in una dimensione (o universo) parallelo, non è chiaro se abbiano aperto il portale separatamente o grazie ai poteri di Eleven, sicuramente sono i suoi poteri che aprono altri accessi e mandano le cose fuori controllo I bambini chiamano questo altro, che è vicino a noi ma non possiamo raggiungere senza un portale, upside down, cioè  sottosopra. L’idea non è nuova, la realizzazione mi è piaciuta molto, upside down è un ambiente così inquietante che è stato questo che mi ha fatto pensare la prima volta: siamo in area King più che Spielberg (e non solo perchè da qui viene il mostro), ma sopratutto dando un aspetto spettrale e inquietante a luoghi già conosciuti mi ha fatto anche pensare alla realtà trasformata nei sogni della serie cinematografica Nightmare. Da segnalare anche l’inquietante scena finale che lascia più di uno spiraglio spalancato per una seconda stagione.

stranger-things-addio-di-elAltro punto di forza gli attori/personaggi, dei bambini ho detto, se El spicca, Mike (Finn Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin) fanno un’ottima figura. Piccola considerazione su Lucas, non consideratala una critica, solo una domanda che mi faccio, perchè il ragazzino nero anche se vive in una cittadina in una tranquilla casa di un quartiere residenziale deve essere quello con l’atteggiamento più da duretto? (anche se non si ribella ai bulli proprio al pari dei due amici).
Sono gli adulti la piacevole sorpresa, mi devo soffermare su Joyce la madre di Will (il ragazzo scomparso) interpretata da Winona Ryder, anche con lei non è stato amore a prima vista, il suo iniziale non dare respiro al povero sceriffo e trattarlo da idiota che non sapeva fare il proprio lavoro mi sembrava un po’ fuori dalle righe anche in un momento di stress come quello, ma poi si è rivelata una madre così coraggiosa e determinata che l’ho adorata in molti punti, quando trova la forza di sfanculare l’ex marito, per l’immediato istinto materno verso El che non viene offuscato neanche dal fatto che la bambina è l’unica via per ritrovare suo figlio. Winona Ryder è semplicemente perfetta in questo ruolo, grande interpretazione la sua.

Esattamente agli antipodi il personaggio interpretato dall’altro attore conosciuto del cast, Mathew Modine interpreta il cattivo, il dottor Brennan, colui che ha  “creato” El strappandola alla madre alla nascita, personaggio che odi dal primo all’ultimo minuto, specialmente per via dei ricordi di El. Ma, e qui dico bravo a Matthew Modine, quando raccoglie El svenuta le dice parole rassicuranti come se la amasse, che vuol dire? Nei ricordi di El si trattava sopratutto di manipolazioni, con un cinismo da far accapponare la pelle si faceva chiamare papà e usava la gentilezza e il bisogno di approvazione per ottenere i suoi scopi, ma in quella scena c’era qualcosa di diverso, lui non può amare El come persona non credo ne sia capace, ma la ama come oggetto, come prodotto del suo lavoro, come suo esperimento più importante, il lavoro della sua vita , per questo non esita a gettarla in una cella buia quando lo delude ma ucciderebbe il mondo per riaverla.

E bene anche lo sceriffo ottimamente interpretato da David Harbour, mi si presenta con una battuta fantastica da commissario Winchester dei Simpson che suona come la mattina è fatta solo per relax  e caffè e non per le grane, ma in breve si dimostra un investigatore acuto e un uomo tormentato dalla perdita di una figlia per un cancro.

Questi tre ottimi personaggi. i bambini, LA bambina El, le citazioni, la musica, le scene ad upside down sono essenzialmente i principali motivi per cui consiglio la serie, vi sembrano sufficienti? a me si.

Non mancano gli adolescenti, con tutta la simpatia per il personaggio di Jonathan, fratello di Will e figlio di Joyce non è che loro mi abbiano colpito più di tanto, ma sono adeguati, son convinto che degli spettatori adolescenti che cercano propri coetanei da seguire non ne rimarranno delusi.

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